Costo Kwh in bolletta ENEL: Tariffa bioraria transitoria D2 o D3

Per valutare con precisione quanto ci costa ogni singolo kilowattora, la prima cosa da fare è capire come sono formate le varie voci della nostra bolletta dell'Enel.

Prima di tutto occorre verificare qual è la tariffa che ci viene applicata: la trovate nella prima pagina della bolletta, nel riquadro in basso a sinistra intitolato: DATI FORNITURA. Lì trovate indicati nell'ordine: il vostro indirizzo, il codice POD, il numero di presa e subito sotto la tariffa che vi viene applicata, che può essere ad esempio: " uso domestico residente con tariffa D2 bioraria transitoria".

Se avete la residenza nella stessa abitazione, è molto probabile che la tariffa applicata ai vostri consumi domestici sia esattamente quella citata: ossia la tariffa D2 Bioraria transitoria, che infatti si applica obbligatoriamente ai clienti domestici residenti fino a 3 kW di potenza.

Se invece non siete residenti e/o avete un contratto oltre i 3 kilowatt di potenza, vi sarà applicata la tariffa D3 e in bolletta troverete la dicitura " uso domestico residente con tariffa D3 bioraria transitoria".

Una volta appurata la vostra tariffa di competenza, si tratta di verificare quanto vi costa ogni kilowattora in base a quella tariffa e ai vostri consumi.

I prezzi relativi alle tariffe biorarie transitoria sono riportati nella seguente pagina del sito Enel Tariffe Biorarie per la casa - Bioraria D2 (per contratti non residenti o superiori a 3 kW dovete cliccare la scheda Bioraria D3, sulla stessa pagina).

Come si vede, la descrizione della tariffa Bioraria riportata nella pagina del sito enel riflette esattamente la struttura dei costi che ritroviamo nella nostra bolletta e non è proprio semplicissima da interpretare, anche perché appare centrata su una suddivisione tra costi dei servizi di vendita (le attività per acquistare e rivendere l’energia elettrica al cliente finale) e costi dei servizi di rete (le attività che consentono di trasportare l’energia elettrica fino al contatore) che probabilmente ha un certo significato per il fornitore, ossia per l'Enel, ma ne ha molto meno per i clienti, ossia per noi.

Quella che interessa a noi clienti è in realtà la suddivisione tra quota fissa e quota variabile, e la bolletta sarebbe certamente più leggibile se si limitasse a questa suddivisione, accorpando i costi dei servizi di vendita e dei servizi di rete.

Così invece ci troviamo in bolletta una quota fissa per i servizi di vendita e una quota fissa per i servizi di rete, più una quota variabile per i servizi di vendita (detta quota energia) e una quota variabile dei servizi di rete (detta quota variabile), più una quota potenza (fissa) per i servizi di rete.

Alla fine è difficile sottrarsi all'impressione che la bolletta dell'Enel, già modificata negli ultimi anni proprio allo scopo di renderla più leggibile, attraverso uno studio che coinvolse anche eminenti linguisti perchè fosse formulata in un linguaggio accessibile a tutti, non sia ancora pienamente comprensibile.

In un successivo articolo proveremo a unificare i calcoli della quota fissa e della quota variabile, anche per mettere in evidenza quanto il significato dell'espressione "costo per kilowattora" possa essere diverso se si tiene conto del costo complessivo o soltanto della quota variabile.

Nel primo caso, dividendo semplicemente il totale in bolletta per il numero di kilowattora consumati, otteniamo un costo per kilowattora grezzo, che include anche i costi fissi.

I costi fissi dovremmo però pagarli comunque anche se non consumassimo un solo kilowattora, perciò questo calcolo rappresenta con precisione quanto ci costano effettivamente i kilowattora consumati ma non ci dice quanto avremmo potuto risparmiare se non li avessimo consumati.

Potrebbe quindi interessarci calcolare quanto ci costa il consumo vero e proprio di energia, o in altre parole quanto risparmieremmo in bolletta se consumassimo un certo numero di kilowattora in meno. Per saperlo dovremmo ovviamente considerare solo i costi variabili e non quelli fissi, dato che su questi ultimi nessun risparmio è possibile, a meno di chiudere il contratto.

Una prima valutazione approssimativa potrebbe quindi venire dalla semplice divisione del totale dei costi variabili esposti in bolletta per il totale dei kilowattora consumati.

Ma il costo del kilowattora non è costante e aumenta invece progressivamente in misura significativa con l'aumentare dei consumi (in base ai diversi scaglioni), si rende quindi necessaria l'introduzione del concetto di costo marginale del kilowattora, ossia il costo dell'ultimo kilowattora consumato.

Solo il costo del kilowattora marginale può darci la misura esatta di come il risparmio energetico si traduce in euro risparmiati in bolletta, in risposta alla domanda cruciale: quanti euro possiamo risparmiare se consumiamo un certo numero di kilowattora in meno?